Servizio militare, il ritorno della leva torna a far discutere: 6 mesi di servizio per i giovani?
L’idea di rivedere in Italia il servizio di leva, archiviato ormai dal 2005, sembrava destinata a restare un ricordo. E invece, con una proposta depositata il 15 maggio 2024 alla Camera, la questione è tornata improvvisamente d’attualitĂ , accendendo uno dei dibattiti politici piĂą accesi degli ultimi mesi.
Il promotore è Eugenio Zoffili, deputato della Lega, che ha firmato un testo dal titolo lungo e impegnativo: "Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale e delega al Governo per la sua disciplina". Dietro queste parole si nasconde un cambiamento profondo: la reintroduzione della leva obbligatoria, vent’anni dopo la sua sospensione.
Sei mesi per tutti i giovani tra 18 e 26 anni
La proposta prevede un percorso obbligatorio di sei mesi, riservato a ragazze e ragazzi tra i 18 e i 26 anni. Due le strade possibili:
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formazione militare,
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servizio civile in ambito non militare.
Un aspetto particolare del progetto è il vincolo territoriale: ogni giovane dovrebbe svolgere il proprio servizio nella regione di residenza — e preferibilmente nella provincia — salvo richiesta specifica e autorizzazione per operare altrove.
Non si tratterebbe quindi di un sistema aperto e flessibile, ma di un percorso radicato nel territorio, quasi a voler ricucire un rapporto diretto tra cittadini e istituzioni locali.
Il testo è ora al vaglio delle commissioni parlamentari, con l’obiettivo — dichiarato o meno — di mettere mano alla storica legge Martino del governo Berlusconi, quella che sospese ufficialmente la leva a partire dal 1° gennaio 2005.
Reazioni e polemiche: un Paese diviso
La proposta Zoffili non ha trovato terreno fertile nemmeno nella stessa maggioranza.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha preso le distanze in modo netto:
“Le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani. Questo compito spetta alla famiglia e alla scuola.”
Una frase che delinea una posizione chiara: l’esercito, secondo Crosetto, deve restare uno strumento professionale, non un percorso formativo generalizzato.
Anche Ignazio La Russa, presidente del Senato, si è detto contrario. A pesare sono diversi fattori:
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l’efficacia operativa di un esercito basato sulla leva,
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i costi enormi che un sistema del genere comporterebbe,
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la possibile perdita di professionalitĂ acquisita in vent’anni di esercito volontario.
Il dibattito, insomma, non potrebbe essere piĂą polarizzato: da un lato chi vede il servizio militare come un’opportunitĂ educativa, dall’altro chi lo legge come un ritorno a un passato che non risponde piĂą alle esigenze della difesa moderna.
Non solo Lega: le altre proposte sul tavolo
La leva obbligatoria non è l’unico tema che sta emergendo in Parlamento.
Friuli-Venezia Giulia: leva civile o militare obbligatoria
Dal Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia è arrivato in Senato un disegno di legge simile a quello leghista, anche se al momento non è stato ancora assegnato a nessuna Commissione.
Fratelli d’Italia: servizio volontario per la mobilitazione
Il deputato Edmondo Cirielli (FdI) propone invece un approccio completamente diverso: un servizio militare nazionale volontario, pensato per chi desidera collaborare alla difesa del Paese anche in territori esteri.
Il modello israeliano dei riservisti
A febbraio, Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, ha lanciato l’idea di un vero e proprio bacino di riservisti, pronti a essere richiamati in caso di minacce gravi o emergenze nazionali.
La polemica non è mancata: il comando di questa forza speciale farebbe capo a Palazzo Chigi, un dettaglio che secondo i critici concentra troppo potere decisionale nelle mani del governo.
Uno scenario europeo che cambia
L’Italia non è l’unico Paese a interrogarsi sul significato contemporaneo del servizio di leva. Anche Francia e Germania stanno valutando il ritorno, almeno parziale, a un sistema obbligatorio.
Lo stesso Crosetto, pur criticando la proposta della Lega, ha sottolineato come il clima geopolitico degli ultimi anni spinga inevitabilmente gli Stati a rivedere strategie e modelli di difesa.
Il futuro della leva: ritorno al passato o ripensamento del presente?
Dopo vent’anni senza naia, il tema torna a far discutere, quasi come se il Paese fosse chiamato a fare i conti con una parte della propria storia.
I favorevoli vedono nel servizio obbligatorio un’occasione per:
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rafforzare il senso civico,
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costruire disciplina personale,
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avvicinare i giovani alle istituzioni,
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creare un collante sociale.
I contrari, invece, sottolineano che le esigenze di difesa moderne richiedono:
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personale altamente formato,
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tecnologie avanzate,
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continuitĂ e specializzazione,
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investimenti che mal si combinano con un ricambio obbligatorio ogni pochi mesi.
Il percorso legislativo sarà lungo e complesso. Da ciò che accadrà nelle commissioni dipenderà se la proposta prenderà davvero forma o resterà solo un segnale politico destinato a spegnersi.
