“Sorpresa” per la scelta di effettuare i lavori a traffico pieno, con l’utenza del
Ponte Morandi “utilizzata, a sua insaputa, come
strumento per il monitoraggio dell’opera” da parte di Autostrade. Che “pur a conoscenza di un
accentuato degrado” delle parti portanti del viadotto “non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro
immediato ripristino” e per di più “
non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela” degli automobilisti che transitavano sul viadotto della A10, crollato il
14 agostoprovocando
43 morti.
Problemi “minimizzati e celati”
Le conclusioni della
commissione ispettiva del
Mit sono durissime nei confronti di Autostrade che “non si è avvalsa (…) dei
poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del
traffico sul viadotto (…)” e non ha “eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per
evitare il crollo verificatosi”. E, secondo gli ispettori del ministero delle Infrastrutture, Autostrade
“minimizzò e celò” allo Stato “gli elementi conoscitivi” che avrebbero permesso agli organi di vigilanza di dare “
compiutezza sostanziale ai suoi compiti”. Lo fece già nel definire
“retrofitting” il progetto di ristrutturazione degli stralli presentato lo scorso anno quando si trattava di una vera e propria opera di
“ripristino e rinforzo” e questo avrebbe tratto in inganno gli organi di vigilanza. E anche la presentazione di Aspi “come di un
mero ripristino conservativo dell’opera”, sempre secondo i commissari, “non ha consentito” alla
Direzione vigilanzadel ministero “di coglierne la
complessità tecnica e organizzativa”. Una ricostruzione, quella degli ispettori,
“integralmente da verificare”, dice Autostrade dopo la pubblicazione definendosi
“totalmente trasparente” nei confronti del concedente
Valutazione di sicurezza? “Documento non esiste”
Simbolico, stando alla relazione, è il caso della
valutazione di sicurezza del viadotto richiesta durante l’indagine della commissione: “Non esiste, non essendo stata eseguita la valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera”, si legge nelle
250 pagine di relazione pubblicate integralmente sul sito del Mit. La commissione “ha ribadito la propria richiesta” il
31 agosto e “ha appreso che, contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del
23 giugno 2017 della Società alla
struttura di vigilanza, tale
documento non esiste“, scrivono il coordinatore
Alfredo Mortellaro e gli altri 5 ispettori
Gianluca Ievolella,
Francesco Lombardo,
Camillo Nuti e
Ivo Vanzi. La valutazione, si legge nella relazione datata 14 settembre, “doveva essere conclusa entro il
31 marzo 2013” in base a un’ordinanza della presidenza del Consiglio del 2003. Un documento definito di
“centrale importanza” anche ai fini di
prevenzione “di superamento degli stati limite ultimi (e quindi dei collassi)”. Una “irresponsabile minimizzazione”, la definiscono gli ispettori nominati dal ministro
Danilo Toninelli.
Messa in sicurezza era “improcrastinabile”
Ad avviso degli ispettori ministeriali, inoltre, nel progetto esecutivo di Autostrade per la
manutenzionedel ponte Morandi sono contenuti “valori del tutto
inaccettabili, cui doveva seguire, ai sensi delle norme tecniche vigenti, un provvedimento di
messa in sicurezza improcrastinabile” e invece “dalle informazioni a disposizione di questa Commissione
non fu assunto alcun provvedimento con tali caratteristiche”. Inoltre, aggiunge, “di tale informazione di evidente
enorme importanza non era a conoscenza” il personale dirigenziale Aspi.
Misure di Autostrade “inappropriate”
Le misure adottate da Autostrade per la prevenzione del viadotto Polcevera, sostengono i commissari, “erano
inappropriate e
insufficienti considerata la gravità del problema”. Gli uomini guidati dall’ingegner Mortellaro sottolineano poi che la concessionaria “era in grado di cogliere qualitativamente l’evoluzione temporale dei
problemi di ammaloramento, ma con enormi incertezze. Tale evoluzione, ormai già da anni, restituiva un
quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per quanto concerne la sicurezza strutturale rispetto al crollo”. Da qui, commentano i commissari, “emerge una
irresponsabile minimizzazione dei necessari interventi, perfino anche di
manutenzione ordinaria“.
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